lunedì 16 gennaio 2012

Perché la musica degli anni zero è la migliore




Sarà che mi sono abbondantemente rotto di entrare in un pub e ascoltare la solita cover di Wish You Were Here, sarà che m' infastidisce chi cita innumerevoli volte Frank Zappa senza aver mai ascoltato un disco per intero, sarà che la moda del passatismo è una gran barba, sarà che è straniante conoscere tanti giovani appassionati che non hanno alcun interesse per la musica del proprio tempo, sarà che come dicevano i Kraftwerk "nessuno sarebbe lieto di farsi operare dal dentista con strumenti di trent' anni fa, ma molti vorrebbero che suonassimo strumenti del passato", ma è da qualche tempo che mi rendo conto di avere un particolare legame affettivo con la musica di questi ultimi anni. E non c' è dubbio che sulle orecchie di chi scrive la musica recente eserciti un fascino senza pari. In breve la musica prodotta dal 2000 al 2009 è la migliore che io abbia ascoltato. Qualche ragione ci sarà pure:

- PERCHE' CONTIENE QUELLA DEL PASSATO. Gli artisti degli ultimi anni non si sono dimenticati di chi li ha preceduti ed hanno avuto l' intelligenza di appassionarsi a quello che era accaduto prima di loro. Non rottura netta ma comprensione e innovazione. E allora ce n' è per tutti i gusti, anche per quelli difficili, dal cantautorato alla psichedelia, da chi utilizza strumenti acustici a chi non può prescindere dall' elettronica, dal pop più raffinato ma elegante alla sperimentazione più impegnata e sconvolgente.

- PERCHE' NON E' STORICIZZATA e getta un ponte verso ciò che non conosciamo. Se l' ascolto è fatto non solo da percezione, ma anche da condizionamenti, quando siamo veramente liberi di amare un disco se non quando conosciamo poco o niente riguardo alla sua importanza storica e alle opinioni altrui?

- PERCHE' CADONO I TABU'. Quando Dylan si cominciò ad esibire nei festival dei puristi del folk con la chitarra elettrica si prese fischi ed insulti. Quando nacque l' elettronica in molti ci videro un semplice deverissemet, che niente aveva a che fare con la musica di qualità. Quando i Velvet Underground suonarono The black angel' s death song il proprietario della sala d' incisione minacciò di cacciarli a calci nel culo se l' avessero suonata un' altra volta. Ormai ne abbiamo sentite di ogni, bisogna essere davvero rigidi per avere preconcetti verso il nuovo, in qualunque sembianza si manifesti.

- PERCHE' TUTTI SI INFLUENZANO A VICENDA. Esisteva una volta il rock. Esisteva la ambient. Esisteva l' elettronica. Esisteva il pop. Esisteva il soul. Esisteva l' hip-hop. Poi pian piano ci si cominciò a chiedere dove finisse l' hard rock e dove iniziasse il metal, dove finisse il post-rock e dove iniziasse il modern-classical. E tornò tanto di moda San Captain Beefheart che già nel 1969 ci aveva fatto capire che è inutile dare etichette, tanto non siamo sicuri neanche della nozione di ritmo e melodia. Conta solo l' espressività. E allora cadono muri come neanche faceva Roger Waters portando in scena uno degli album più brutti ma al contempo più influenti dei Pink Floyd. E allora oggi è difficile trovare una rock-band che non si avvalga di un synth, un compositore di classica che non guardi alla musica popolare, un cantautore che non sia interessato ai giochi di parole ed alla metrica dell' hip-hop. Non solo ascoltiamo la musica che più ci piace, ma senza accorgercene impariamo a rivalutarne altra e ad essere più aperti.

- PERCHE' LA CLASSICA NON E' FINITA. Anzi, ha ritrovato lustro, sprint. E' riuscita ad uscire dall' accademismo in cui era costretta, a ricercare soluzioni espressive alternative, rinunciando alla perfezione formale a tutti i costi (deo gratias). Ora grazie a sperimentazioni che coinvolgono sensazioni e umori inesplorati, ora strizzando l' occhio ai compositori del passato senza rinunciare alla rappresentazione del presente.

- PERCHE' E' PIU' REPERIBILE. La qualità di quel che si ascolta è condizionata anche dalla varietà. Oggi siamo in grado di poter ascoltare tutto (o quasi)  e farci un' idea più completa di quel che si suona tutt' intorno a noi. E' più facile e quasi doveroso formarsi un gusto proprio.

- PERCHE' I MUSICISTI SONO TORNATI AD ESIBIRSI TANTO DAL VIVO. E quale coinvolgimento maggiore può esserci se non ascoltare non più dalle cuffie, ma a pochi metri di distanza quegli artisti che ci fanno vibrare? David Bowie aveva preannunciato che questo sarebbe stato il tempo in cui gli artisti sarebbero dovuti a guadagnarsi il pane sul palco. Aveva ragione e sono esplosi festival più o meno grandi, che ospitano musicisti più o meno preparati. E allora c' è tutto il tempo di ascoltare, dedicarsi alla propria passione, confrontare, rimanere delusi, sbigottiti o ammaliati.

E alla fine ci sono cascato anche io, perché la musica degli anni zero è ormai bella che finita da più di due anni e mi approccio a quella degli anni dieci senza convinzioni se non una: sarà ancora più bella. Ascoltare per credere.



Fabrizio Romano




6 commenti:

  1. Nonostante io sia rimasto fedele anche alla musica anni '70 e '90, mi trovo abbastanza d'accordo con l'autore.
    C'è chi profetizza la morte del rock: ebbene, credo che fosse anche arrivata la sua ora! In mia opinione, il rock, in quanto tale, non ha più senso di esistere dal '77 (ma già prima non godeva sicuramente di ottima salute).

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  2. storicizzare e rendere l'arte temporale, per chi non pratica un'arte o porta avanti un discorso artistico nella sua vita pratica, credo sia molto incauto. la musica, come le altre arti, è quanto di più atemporale, apolitico esista.gli artisti hanno sempre cercato di superarsi, di mettersi in gioco, nella buona e nella cattiva sorte. sono sempre stati gli ascoltatori a vederci le differenze, a decretarne cosa sia giusto e cosa no. per dirla breve, non credo mai che i led zeppelin prima di entrare in sala si son detti "bene, ora facciamo proprio un bel pezzo anni '70", oppure picasso si sia detto "ora creo il cubismo". l'arte è ricerca del sè e la ricerca del se, è tanto più stravolgente su se stessi e su gli altri, in misura della sua autenticità e profondità. gli anni '70 o gli anni zero, credo siano solo delle buone trovate per creare una qualche identità. gli scopi ? possono essere svariati, più o meno etici, più o meno no. capitan cuoredimanzo la dice giusta...."conta l'espressività". ed allora via ! alla ricerca forsennata di sè ! a patti che l'arrivo non sia una metà. buona notte, buona musica e buon oblìo. (raffaele guida)

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  3. si si.....poveretto...tieniti le canzonette dei tuoi gruppetti,noi ci teniamo la musica vera....

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  4. Beh, caro Anonimo (mi dispiace ma non so come altro rivolgermi a te) io sono dell' opinione che non esista una musica vera ed una musica falsa.
    Inoltre rivolgersi con l' appellativo di "gruppetti" ad artisti tanto profondi e attenti alla sperimentazione ed alla ricerca, sparando nel mucchio e senza neanche specificare a chi ci si rivolge credo che sia quantomeno ingeneroso.
    [fabrizio]

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  5. E' una cosa che ha molto senso immergersi nella contemporaneità, soprattutto se sei molto giovane. In fondo tutto quello che viene creato oggi avviene perchè c'è qualcuno che risponde a dei nostri bisogni e condivide la nostra sensibilità.
    Quello che rimane "classico" o "supera il tempo" è frutto di una selezione a posteriori in base al gusto dei moderni. Molto spesso questa selezione premia chi è stato talmente profondo da nascondere migliaia di significati diversi.
    Quindi solo cose straordinariamente grandiose del passato riescono a colpirci.
    Invece più il tempo è vicino e anche le "piccole cose" riescono a dirci qualcosa.
    Quindi goditela finchè dura e fottitene di quello che ti impongono gli altri.
    Riguardo i compositori classici viventi suggerisco Magnus Lindberg e Lachenmann ;)

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