Sandro Joeux si presta gentilmente a fare due chiacchiere con noi e ci regala anche un pezzo in versione acustica.
mercoledì 15 giugno 2011
Intervista: Sandro Joyeux
Sandro Joeux si presta gentilmente a fare due chiacchiere con noi e ci regala anche un pezzo in versione acustica.
Recensione: June 1974 - Suspense
June 1974 è il progetto solista di Federico Romano: musicista, strumentista, poeta, scrittore; artista. Arrivato al suo secondo disco, Suspense, June 1974 cerca una strada espressiva diversa da quella che normalmente si percorre in Italia, di solito molto legata alla forma canzone ed in particolare alla canzone d' autore, e ricorre ad un album con soli due pezzi lunghi: My last fly (16:24) e Suspense (13:29). E' significativo il fatto che un artista che lavora con la parola, la usa frequentemente, vi rinunci totalmente nella sua opera musicale. E' un segno che indica che la Musica trasmette messaggi, fà cultura al pari della parola, senza bisogno di adottarla.
Già dalla lunghezza dei pezzi si intuisce che Suspense vive di richiami al rock progressivo, ma non solo; le sonorità che si mescolano sono anche quelle della musica ambient e dell' elettronica. I riferimenti sono molteplici: Godspeed You! Black Emperor, Ryuichi Sakamoto, ma anche l' elettronica da dancefloor, per dirne una, dei Daft Punk.
Se le intenzioni dell' opera sono più che pregevoli, a parere dello scriba il disco dopo diversi ascolti risulta ben costruito ma piatto, privo di momenti realmente significativi che facciano sobbalzare dalla sedia. L' intento è chiaro e ambizioso, rappresentare la situazione in cui ci troviamo immersi tutti noi ogni giorno, e rappresentarla in musica: la sospensione. Sospensione perché il rock si sgretola, ma fatica ad emergere un nuovo linguaggio; incertezza per chi lavora ma non sa ancora per quanto tempo potrà farlo, ansietà perché la crisi è passata, ma non ha indicato un modello economico nuovo.
My last fly è probabilmente il miglior pezzo dei due: l' entreé è di quelle che coinvolgono subito l' ascoltatore, in un' ottima fusione tra percussioni, elettronica e violino. Purtroppo nel corso dei sedici minuti di cui si compone il pezzo la tensione non è mantenuta alta, ci sono passaggi ripetitivi, l' attenzione è destinata a calare.
La title track vira decisamente verso il genere dell' elettronica. E' certamente il brano in cui si concentra di più la sperimentazione ed al contempo si riversa uno dei fenomeni musicalmente decisivi per la musica moderna, la “culture club”. Per culture club s' intende quel tipo di musica, che nasce e vive nei locali e nelle discoteche come musica da intrattenimento ma che pian piano acquista consapevolezza di sé, creando un vero e proprio circuito artistico parallelo a quello del rock. Anche in questo caso il tentativo di voler riabilitare artisticamente un certo tipo di musica è nobile, ma a parere di chi scrive sarebbe servito uno sforzo compositivo maggiore per arrivare a un maggior coinvolgimento emotivo. La sensazione che, al contrario, restituisce il disco è quella di un certo distacco tra ciò che suona e chi ascolta.
Voto: 5
Per ascoltare l' album basta andare al sito http://www.june1974.com/
mercoledì 1 giugno 2011
Primavera Suond Fest: il nostro live report
Amico di questo blog e dei suoi redattori, Francesco D' Elia, violinista, chitarrista, loopettaro e ascoltatore ha accettato di fare una chiacchierata e di raccontarci del Primavera Sound Festival di Barcellona, ovvero l' evento musicale più importante dell' anno.
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