venerdì 18 marzo 2011

Recensione: Anna Calvi - Anna Calvi




Oggi giorno non si fa più quella bella musica di una volta. Sean Connery è più affascinante ora da bacucco che da giovane quando faceva 007. Con la squadra che aveva Mourinho la vincevo anche io la Champions con l’ Inter.
E’ necessario sgombrare il campo dai luoghi comuni per scrivere dell’ omonimo album di debutto di Anna Calvi. Di lei ha parlato bene una figura monumentale come Brian Eno ed ha già aperto concerti di istituzioni come Nick Cave(con Grinderman). Per essere chiari, se spendessero due parole su di lei anche Robert Wyatt e Lou Reed sarebbe protetta da tutti gli dei laici dell’ Olimpo musicale.
Il disco è molto ricco, la voce Anna è seducente e profonda, ma attenzione, con Eno e Cave condivide una caratteristica: la sua musica non è immediata. I suoi non sono pezzi che, almeno al primo ascolto, fanno partire il piedino per tenere il tempo. Del resto si sa, quel che fa in fretta ad entrare nell’ orecchio ne esce con altrettanta facilità. Il discorso che intesse la cantautrice è raffinato, si rifà al blues del delta, quello delle origini, si riconosce nel rock, ma al contempo cerca di uscirne. Tutto questo giro per dire Post-rock? Si, l’inglesina ha ben compreso che negli ultimi anni il rock si và vestendo di nuove vesti, stà seguendo strade che potrebbero portarlo verso una definitiva mutazione in qualcos’ altro, ma non è ancora chiaro verso cosa si vada. L’ uso delle chitarre(elettrica e classica) è massiccio, come vuole la tradizione del classic rock, ma al contempo la Calvi apprende la lezione di musicisti che sono sempre stati fuori gli schemi: l’ harmonium ricorda inevitabilmente Nico cosi come la sua voce che però perde i toni della spettralità teutonica a favore di una maggiore calorosità. Il suo registro vocale è sospeso tra Maria Callas(alla quale dice di ispirarsi) e la sempre messa dentro in questi casi PJ Harvey.
Il primo dei dieci brani, “Rider of the sea” è un pezzo strumentale, scelta abbastanza frequente nei musicisti degli anni zero e dunque un indicatore rilevate. I brani decisivi per la sorte del disco però sono altri: “Desire” in cui l’ utilizzo quasi ossessivo delle percussioni(la ragazza ha ascoltato il Kraut-rock) si sposa e và in viaggio di nozze con l’ harmonium, “Suzanne and I” prova da cantautrice raffinata e da cantante preparata, che fa girare la band intorno alla sua voce, “The Devil” pezzo/sfoggio delle sue qualità canore,  “Blackout” progressione da portarsi sempre dietro nei live,“I’ ll be your man” struggente, appassionata e dissonata, ed infine il brano di chiusura “Love won’t be leaving”che strizza l’ occhio alle atmosfere desolate dei Calexico e, a parere dello scriba, vero pezzo cult del disco.
Anna Calvi sarà in Italia ad Aprile per il suo tour  il 9 al Lokomotiv di Bologna, il 10 al Covo di Gambettola(vicino Cesena) e l’ 11 al Circolo degli Artisti di Roma. Appuntamenti da non perdere.
Nel Cantautorato la parte del leone l’ hanno fatta sempre gli uomini, ma negli ultimi anni sono venute fuori figure femminili di spicco, raffinate e diversissime tra loro come Joanna NewsomJanelle Monaé ed Antony, animo di donna intrappolato nel corpaccione di un uomo. A queste ora si aggiunge Anna Calvi. Che sia la rivincita del gentil sesso?

Fabrizio


VIDEOGRAFIA
I brani del disco “Anna Calvi” citati nell’ articolo:
- “Rider of the sea”[ http://www.youtube.com/watch?v=J9NciVKLhm8]
- “I’ ll be your man” http://www.youtube.com/watch?v=UVZ4sdoqF6s ]
-“Love won’t be leaving”[ http://www.youtube.com/watch?v=SxDmCTV0YrY]

Gli artisti citati nell’ articolo: video e link rappresentativi a mio piacimento:
- Nick Cave (nella formazione Grinderman) [http://www.youtube.com/watch?v=gk0-BiHsLFE]


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